Nell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ papa Francesco ha tessuto un elogio alle città che sviluppano le relazioni: “Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!” Ed anche il vescovo della nostra diocesi, mons. Nazzareno Marconi, nella festa di san Giuliano l’ospitaliere, ha ricordato che occorre ripensare alla costruzione della città: “Il nostro Santo Patrono in una parte della sua vita traghettava le persone oltre la sponda del fiume. Il Papa ripete spesso che siamo a uno snodo della storia, a un cambio di epoca. C’è da passare alla sponda del domani, da ripensare la costruzione e lo sviluppo della città e del territorio. In questi tempi di passaggio, per traghettare su un fiume agitato è bene non appesantire la barca e cercare di remare insieme e possibilmente verso la stessa direzione. Sono i tempi in cui invece di discutere di cose secondarie, bisogna puntare a ciò che è solido e stabile nel tempo”. Interrogandosi sull’attuazione di queste sollecitazioni l’Azione Cattolica diocesana lancia una proposta interessante e bella per chi è alla ricerca di scoprire una città che nei secoli è stata solidale ed accogliente con i ‘cammini di accoglienza’ dal titolo ‘Sulle tracce dell’accoglienza a Macerata’, che si svolgerà domenica 25 novembre, dalle ore 14:30 fino alle ore 17:00, guidati dal prof. Stefano D’Amico, che racconterà le caratteristiche storico architettoniche dell’accoglienza, con il ritrovo presso l’associazione ‘Piombini-Sensini’ (ex Asilo della Pietà) in via Morbiducci. Il percorso si concluderà al centro di accoglienza della Caritas di Rampa Zara, dopo aver visitato l’Orfanotrofio femminile in via del Convitto; i Salesiani in viale don Bosco; l’Orfanotrofio maschile in corso Cairoli; l’Ospedale del SS. Sacramento (ex Catasto) in piazza Mazzini; l’Asilo Ricci, ubicato dietro lo Sferisterio; il Ricovero di San Martino in via Padre Matteo Ricci; l’Istituto delle Figlie della Provvidenza (detto ‘le baiocche’) in vicolo degli Orti; l’Istituto Buon Pastore in via XX Settembre; il Monte di Pietà in piazza della Libertà; la Speziaria Berardi, il Foro Annonario e la Croce Verde in via don Minzoni. Un vero tour storico artistico per scoprire le radici di una città, che nei secoli, sulle tracce del suo patrono, non si è mai chiusa nelle proprie mura, come dimostra l’ex Asilo della Pietà, sorto nel 1895, grazie all’iniziativa dall’iniziativa di Antonella Piombini e Antonietta Sensini che accolsero in casa loro 5 bambine per poi svilupparsi negli anni grazie alla collaborazione delle suore San Giuseppe di Torino. Ed anche il Monte di Pietà ed il Foro Annonario sono segni di una storia accogliente, che non dimenticava l’indigente. Questi due Istituti sono sorti in epoca tardo-medievale allo scopo di erogare prestiti di limitata entità (microcredito) a chi si trovava in situazione economiche svantaggiate per alcuni momenti particolari e non avevano niente per sfamarsi. Quindi il percorso proposto dall’Azione Cattolica è una proposta per scoprire le radici di una città diventata artisticamente bella, perché da sempre aperta all’ospitalità, come dichiarato dal prof. D’Amico: “Una passeggiata per le vie di Macerata alla ricerca dei luoghi, delle istituzioni e delle persone che nel passato e nel presente si sono occupate e si occupano di accoglienza e assistenza dei più bisognosi. Un’occasione per riflettere su come i maceratesi, fin dal medioevo, appartenenti a culture di chiara ispirazione cristiana, ma anche a culture più dichiaratamente laiche, abbiano volto lo sguardo ai poveri, ai malati, agli orfani, ai vecchi, alle donne, ai bambini e ai forestieri in difficoltà aprendo ospedali, ospizi, orfanotrofi, asili, scuole; gestendo istituzioni caritatevoli come i monti di pietà o frumentari; organizzando associazioni di soccorso e mutua assistenza. L’elenco chiaramente è incompleto, soprattutto per quanto riguarda il presente, e il discorso potrebbe continuare in un prossimo futuro”.