È andato in scena giovedì sera (replica domenica 5 novembre ore 16,00), al Teatro Pergolesi di Jesi, Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini nell’interpretazione di Dave Monaco nel ruolo di Almaviva, Chiara Amarù in quello di Rosina, Roberto Abbondanza, Bartolo, Gurgen Baveyan nel ruolo eponimo di Figaro, e Arturo Espisam Basilio. Gli assiemi dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana e del Coro Lirico Bellini sono stati diretti da Francesco Pasqualetti.
L’ambientazione dell’opera avviene in tempi moderni, con la scena divisa in quattro settori (un unico grande contenitore/scatolone, che a sua volta contiene quattro spazi): in alto a sinistra una sala di musica dove alcuni ragazzi, abbigliati tipo Manneskin già si esibiscono durante la Sinfonia dell’opera (due chitarristi ed un batterista), sul muro la scritta “Music is my drug”. A fianco, in alto, una camera da letto, lo spazio dove si muove principalmente il personaggio di Rosina; in basso a destra un salotto e a fianco, si scoprirà in seguito, c’è la bottega da barbiere di Figaro.
Gli interpreti sono vestiti in abiti moderni e la scenografia è contemporanea. Mentre si svolge la storia dell’opera, sembra percepire una trama contemporanea che si svolge intorno alla scenografia (a volte anche in contrasto). Nelle note di regia, Luigi De Angelis, che ha curato anche la scenografia e le luci, scrive che ha voluto sottolineare l’eterno contrasto fra generazioni differenti. Bartolo che è vecchio, vuole sposare Rosina che è giovane, e similmente  la trama ricalca temi noti e tradizionali di una cultura borghese (l’opera a lieto fine, i personaggi vestiti elegantemente); per contro al di fuori dello “scatolone” avvengono situazioni di vita di tutti i giorni con persone di varia estrazione che passeggiano avanti ed indietro sulla scena, come su una “pubblica piazza”: un anziano che legge un giornale, una signora che porta un passeggino con un neonato, una vedova che butta i fazzoletti intrisi di lacrime per terra, uno spazzino che raccoglie le varie immondizie (ed anche le cartacce della vedova), coppiette che passeggiano felici e un ragazzo che corre per tenersi allenato. Questo ragazzo è segretamente amato da Berta (egregiamente cantata ed interpretata da Paola Valentina Molinari), salvo poi scoprire alla fine dell’opera è gay (mentre nella scena finale i protagonisti cantano l’inno all’amore, due comparse simulano un momento di intimità fra due ragazzi). Episodi fuorvianti, avvenuti in contemporanea allo svolgersi della storia principale: spesso non si sapeva da che parte guardare e si perdevano scene importanti, sia in un senso che nell’altro. Altro elemento ricorrente, un clochard che ogni tanto si mette a dormire per terra, di fronte alla bottega di Figaro (e ad un certo punto viene preso a calci da dei bulli di passaggio).
A livello vocale strepitosa l’interpretazione sia del personaggio di Rosina (Chiara Amarù) che del tenore Dave Monaco, con tutte le riaperture dei tagli e l’esecuzione del rondò finale “Cessa mai di resistere” (normalmente omesso perché di impervia difficoltà e perché interrompe l’azione per un lungo periodo). Bravo come cantate e come attore il Figaro di Gurgen Baveyan. Un po’ più sottotono, a volte imbarazzanti, sia Roberto Abbondanza (Don Bartolo, che ha parlato più che cantato) che Arturo Espinosa (Don Basilio).

Mauro Navarri