Dal 29 ottobre 2023 al 7 aprile 2024 i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata presentano la mostra “Luigi Bartolini attraverso il colore”, un approfondimento sulla produzione pittorica di Luigi Bartolini (1892-1963), poliedrico maestro cuprense di cui si celebra quest’anno il 60° anniversario della scomparsa.
La mostra è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa nel cortile di
Palazzo Buonaccorsi che ha visto la presenza del Sottosegretario alla Cultura on. Vittorio Sgarbi,
del consigliere regionale Anna Menghi in rappresentanza dell’assessore alla Cultura della Regione
Marche Chiara Biondi, del sindaco Sandro Parcaroli, dell’assessore comunale alla Cultura Katiuscia
Cassetta, della figlia dell’artista Luciana Bartolini e del curatore Manuel Carrera che ha guidato la
preview.
Nel pomeriggio, nella stessa location, un parterre de roi, ha partecipato invece all’inaugurazione e
la taglio del nastro.
A cura di Manuel Carrera, l’esposizione si inserisce nel programma di eventi promosso dalla
Regione Marche per celebrare il sessantenario della morte di Luigi Bartolini, che coinvolge 5
comuni: Cupramontana, Macerata, Urbino, Osimo e Camerino con capofila il Comune di
Macerata. Un omaggio dovuto per riscoprire i legami con le Marche e far conoscere anche alle
nuove generazioni un grande artista marchigiano. Il comitato di studio presieduto da Vittorio
Sgarbi e sostenuto da Luciana Bartolini, figlia dell’artista, ha dato vita a un importante momento
di analisi e valorizzazione i cui risultati saranno presentati nel fitto calendario di iniziative in
programma fino al 7 aprile 2024.
“Luigi Bartolini è stato un grande artista, solitario, fuori dalle correnti – è intervenuto il
Sottosegretario alla Cultura on. Vittorio Sgarbi -. Un artista che lavora molto a Roma e incide con
un’intensità emotiva pari a Morandi. La concentrazione molto intensa, quasi astiosa, del suo
segno, la visione drammatica delle acqueforti lo rendono unico. E non dimentichiamo che Luigi
Bartolini è stato anche l’autore del romanzo ‘Ladri di biciclette’. E’ giusto quindi onorarlo in questo
anno bartoliniano, grazie anche alla volontà della figlia Luciana, nella sua regione di origine in
luoghi quali Macerata, Cupramontana, Urbino, Osimo e Camerino, legati all’artista”.
“Grazie ad un circuito di cinque città che appartengono alla biografia di Bartolini – afferma l’
assessore regionale alla Cultura Chiara Biondi nel messaggio inviato ai presenti – riusciamo a
raccontare la bellezza e la complessità di un artista che ha un posto di primo piano nel Novecento
italiano. Nel caso di Macerata una vasta selezione di opere ci mostra uno stile e scelte artistiche
caratterizzate da una visione lirica della realtà sempre molto personale. La Regione Marche
celebrando Luigi Bartolini celebra un artista di grande talento che ha saputo esplorare linguaggi
molto diversi tra loro. Ringrazio le amministrazioni comunali, il Comitato di studio presieduto da
Vittorio Sgarbi e la figlia dell’artista per aver creduto in questo progetto e per aver saputo
realizzare insieme alla Regione iniziative che in maniera così ricca raccontano questo nostro grande
conterraneo”.
“A 60 anni dalla sua morte, la Regione Marche celebra e ricorda Luigi Bartolini, incisore, pittore,
scrittore al quale va l’omaggio di un intero territorio e quello della città di Macerata, comune
capofila di questo progetto corale – ha affermato il sindaco Sandro Parcaroli -. Cinque città in rete
che, con azioni di condivisione, collaborazione, valorizzazione e promozione, celebrano il poliedrico
artista che ha dato tanto alla nostra regione. Grazie a questo prezioso progetto comune,
riscopriamo e restituiamo anche alle giovani generazioni un artista dal talento unico”.
“La Regione ha voluto fortemente quest’iniziativa per celebrare il 60° anniversario della morte di
Luigi Bartolini. L’ha voluta come ha voluto tutte le manifestazioni che, celebrandoli, valorizza gli
artisti che hanno lasciato un segno nella storia dell’arte e, più in generale, nella storia della cultura
del nostro Paese – ha detto il consigliere regionale Anna Menghi – . Celebrare Bartolini a 60 anni
dalla sua morte è utile per farlo conoscere alle nuove generazioni, in un’epoca in cui proteggere
l’arte equivale a proteggere il corso di eventi che hanno significato per la nostra parte di mondo
valori e principi di un sentire comune. La Regione Marche ha anche condiviso e apprezzato la
volontà dei curatori di coinvolgere tutte le località che, a vario titolo, sono state interessate dal
passaggio dell’artista. Da membro dell’Assemblea legislativa non posso che considerare questa
anche un’occasione unica per promuovere la regione in chiave turistica- e dopo aver ringraziato
Sgarbi per aver accettato di presiedere il Comitato di studio sostenuto dalla figlia dell’artista
Luciana Bartolini ha concluso il suo intervento affermando che – la cultura è libertà. Con la cultura
si impara a vivere insieme e a difendere la pace. Per questo l’attuale maggioranza in Consiglio
Regionale ha inteso sostenere questa e altre iniziative, nel rispetto di tutte le vocazioni territoriali”.
“Con la mostra dedicata a Bartolini, i Musei Civici di Macerata omaggiano una grande figura
d’artista del Novecento, un maestro che ha vissuto anche a Macerata e che dalla nostra terra si è
lasciato ispirare e che merita un dovuto approfondimento sulla sua produzione pittorica che ci
onoriamo di ospitare attraverso importanti prestiti nazionali ed alla generosità della figlia Luciana
– ha detto l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta -. Una mostra nata all’interno di un percorso
organico di valorizzazione e riscoperta di un’artista poliedrico che ci ha visto coinvolti come ente
capofila tra cinque comuni della regione Marche e che ha permesso alla nostra struttura di
crescere ulteriormente in competenze e capacità organizzative messe a disposizione di tutta la rete
che si è creata per sottolineare ogni aspetto della ricerca artistica di Luigi Bartolini. Il percorso
espositivo restituirà a tutti noi la conoscenza di un pittore che amava osservare le nostre terre, i
nostri luoghi, le nostre donne e gli oggetti che quotidianamente utilizzava offrendoci, ancora oggi,
la possibilità di avere uno sguardo profondo e la possibilità di fermarci ad osservare con più calma
ciò che ci circonda, per coglierne la profonda intimità e ricchezza”.
Luciana Bartolini, figlia di Luigi, oltre ad aver ringraziato quanti hanno reso possibile il progetto
globale legato all’artista che interessa le Marche e i luoghi affiliati a Bartolini , raccontando
aneddoti legati alla sua infanzia, ha invece ricordato Bartolini uomo e padre raffigurandone un
profilo privato, personale, sottolineando i pregi di un genitore affatto “scontroso”.
“La mostra ‘Luigi Bartolini attraverso il colore’ propone un approfondimento sulla produzione
pittorica dell’artista marchigiano dopo quarant’anni esatti dall’ultima retrospettiva ad Ancona e
oltre trent’anni da quella di Macerata. Rispetto ad allora, presentiamo oggi opere inedite e poco
note, provenienti da importanti collezioni museali e prestigiose raccolte private. Frutto questo – ha
commentato il curatore della mostra Manuel Carrera – di un grande lavoro da parte
dell’organizzazione. Tra i capolavori concessi in prestito abbiamo ‘La pernice di montagna’ del
Museo Novecento di Firenze, già segnalata dal noto critico Carlo Ludovico Ragghianti; ‘Mietitrici’
delle raccolte civiche di Forlì, commissionata da Giuseppe Verzocchi, o ancora le tele appartenenti
alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma”.
Luigi Bartolini, prolifico anche nell’incisione, nella letteratura e nella critica d’arte, si è espresso in
pittura con un linguaggio originale e moderno, in grado di coniugare i soggetti della tradizione con
la forza del colore e l’impeto del gesto propri del Novecento.
Dalle tangenze con gli stilemi secessionisti alla propensione tonalista, le oltre sessanta opere in
mostra, provenienti da musei e prestigiose collezioni private, documentano la profonda cultura
figurativa del Bartolini pittore, figura d’artista tra le più interessanti del secolo scorso. Personalità
eclettica e dalla vivace vena polemica, con la sua figurazione si contrappose al recupero della
tradizione promosso dalla pittura italiana durante il ventennio fascista, suscitando, alle esposizioni
del tempo, da un lato lo scetticismo dei conservatori, dall’altro l’entusiasmo della critica più
attenta. Un raffronto con l’opera grafica evidenzia inoltre la pluralità di indirizzi della sua ricerca,
con l’obiettivo di restituirgli il posto che gli spetta nella storia della pittura del Novecento italiano.
Il percorso espositivo
Arricchito di documenti inediti e fotografie, il percorso espositivo si snoda attraverso quattro
sezioni tematiche. La prima affronta un aspetto nodale della produzione di Bartolini: quello dell’intimismo
domestico. In linea con i soggetti prediletti dai pittori italiani del primo ventennio del Novecento,
l’artista realizzò a partire dal 1914 una serie di dipinti a olio raffiguranti interni e ritratti di familiari
e amici. Tuttavia, nonostante l’atmosfera rassicurante e il delicato lirismo che li caratterizza,
Bartolini rinuncia a quel realismo di ricordo impressionista allora apprezzato dal collezionismo
borghese, preferendo ad esso una spiccata tensione espressionista. Opere come Armanda (1914,
collezione privata) e La camera di Anna (1914, collezione privata) presentano evidenti affinità con
le ricerche delle nuove leve delle “secessioni” italiane, in particolare Gino Rossi, mentre la
predilezione per linee essenziali e colori vivaci, resi con pennellate larghe e cariche di materia,
rivela una profonda conoscenza della pittura internazionale. L’attitudine fauve di Bartolini si
riscontrerà anche nei dipinti eseguiti nei decenni a seguire, a riprova da un lato di un’ostinata
ricerca di coerenza, dall’altro di una curiosità verso la figurazione moderna, dai pittori della
“Scuola di via Cavour” negli anni Trenta a De Pisis e Guttuso dal dopoguerra.
Il percorso prosegue con la seconda sezione dedicata alle nature morte che, per sua stessa
ammissione, rivestono un ruolo di assoluto rilievo all’interno della sua vasta produzione: «[…] ho
sempre goduto e nel modo il più sottile, profondo, grande, ineffabile quando ho fatto dell’arte. Ho
goduto anche quando ho inciso i topolini morti, le spine di pesce, le farfalle imbalsamate: le cose
le più maldestre per gli altri, per me costituirono dei poemi che, ripeto, mi sollevarono in
paradiso». Così Bartolini affermava nel testo introduttivo alla personale di incisioni alla
Quadriennale del 1935. Un confronto con la produzione su carta mette in risalto analogie e
contraddizioni nell’affrontare lo stesso tipo di soggetti – che talvolta riprende utilizzando media
diversi – pur nell’ambito di un percorso di assoluta coerenza. Comune alle nature morte incise e
quelle dipinte è l’accento lirico e introspettivo conferito alla rappresentazione degli umili oggetti
d’uso quotidiano: diversa è invece la loro interpretazione, istintiva, essenziale e gioiosa in pittura,
contemplativa e velatamente malinconica nell’incisione.
Si continua poi con il paesaggio, spostando idealmente lo sguardo al di là della finestra
dell’abitazione di Bartolini, immortalata nel grande disegno su carta La famiglia giovane (1928,
collezione privata). L’evoluzione del suo linguaggio si ripercorre così attraverso i paesaggi, nei quali
dimostra di privilegiare una visione compendiaria della realtà, tutta luce e colore, di forte impatto
emotivo. Tale modus operandi si esprimerà appieno soprattutto nella fase matura della sua
carriera, meritevole di una riscoperta: nel 1957, con il dipinto Periferia (Macerata, Palazzo
Buonaccorsi) si aggiudicò il prestigioso “Premio Nazionale Scipione”, allora alla sua seconda
edizione.
La sezione conclusiva della mostra, intitolata Brani di vita prende infine in esame quelle scene di
genere che, lungi dall’avere carattere aneddotico, documentano l’interpretazione interiorizzata
che Bartolini offre della realtà. Brani di vita quotidiana, resi con cromie talvolta ardite, nei quali
sono ravvisabili tangenze con la sua raffinata produzione letteraria. A questa produzione
appartengono opere come Il romitorio del 1942 (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea) e le Mietitrici realizzate per la raccolta di Giuseppe Verzocchi attorno al 1949
(Forlì, Pinacoteca Civica), opere eccezionalmente concesse in prestito.
Informazioni
www.musei.macerata.it | Telefono: 0733 256361
Orari
Novembre/marzo: da martedì a domenica, 10:00 – 13:00 / 15:00 – 17:30
Aprile, maggio e ottobre: da martedì a domenica, 10:00 – 13:00 / 14:30 – 18:30
La biglietteria chiude 30 minuti prima dell’orario indicato.
Tariffe di ingresso
https://www.macerataculture.it/orari_tariffe/