Debutto per Il turco in Italia, dramma buffo in due atti di Gioacchino Rossini, nella stagione lirica del teatro Pergolesi di Jesi. Opera di raro ascolto, nonostante sia riconosciuta fra i capolavori del genio pesarese, Il turco ha una trama complessa ed intricata, che parla di amori frivoli, libertini fra quattro personaggi; il basso Selim, il soprano Fiorilla, il tenore Narciso, ed il soprano Zaida, opposti al baritono Geronio, marito di Fiorilla, che vuole a tutti i costi mantenere saldo il matrimonio. A contorno di questi personaggi c’è il “poeta”, il basso Prosdocimo che guarda con interesse allo svolgersi degli intrecci interessato com’è a creare un nuovo dramma da dare alle stampe.
Dalle note di regia Fiorilla sembra essere il personaggio principale, che non si contenta mai e che desidera tutto ciò che sa essere desiderabile per gli altri, non tanto per proprio interesse quanto per un moto interiore inesplicabile. Alla fine, secondo i canoni dell’epoca (l’opera è stata creata nel 1814) sarà l’uomo, in questo caso Geronio, ad aggiustare la morale e a riportare a casa la moglie ora nuovamente fedele.
La regia di Roberto Catalano, assolutamente moderna, ha saputo riportare con immagini e suggestioni la trama del libretto: siamo in una realtà moderna, votata all’effimero, all’apparenza ed al mero consumismo, con i coristi (che nel libretto originale dovrebbero rappresentare degli zingari) che fungono da fattorini della vendita per corrispondenza che non fanno altro che consegnare merende per il ghiotto Geronio, macchinette da caffè e “Vero amore” (profumo) per Fiorilla. Il tutto contornato da quattro ballerine che fungono da vallette della pubblicità.
La scenografia è perennemente blu, scura, cui fanno contrasto il giallo sgargiante degli abiti (e dei pochi attrezzi di scena) di Geronio, Fiorilla e Narciso.
Ottime voci quelle dei cantanti, in particolare si ricordano le agilità sicure ed i facili acuti della Fiorilla di Elena Galitskaya così come le funamboliche e vorticose agilità del Narciso di Francisco Brito. Notevoli tutti gli altri cantanti: il Selim di Nahuel di Pierro, il simpatico Geronio di Fabio Capitanucci, il Prosdocimo di Daniele Terenzi, la Zaida di Francesca Cucuzza e l’Albazar di Antonio Garés.
Il coro Lirico Veneto e l’Orchestra Giovanile Cherubini sono stati diretti con verve, energia ed affettuosità dal giovane direttore iraniano Hossein Pishkar.
Mauro Navarri
