Carissimi amici,
desidero condividere con voi un momento di grazia che mi è stato concesso di vivere ieri pomeriggio, alla fine di un cammino di fede e di fraternità che oggi si tinge di una luce inattesa e solenne.
Nel cuore della Chiesa, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, attendevo insieme ad altri il risultato delle due votazioni decisive del conclave. Pur avendo udito sussurri che indicavano il card. Robert Francis Prevost come possibile eletto, ero convinto che la scelta sarebbe ricaduta sul card. Parolin, più noto al Collegio dei 133 cardinali elettori.
Poi accadde qualcosa di inatteso: un cardinale italiano, uscendo per un breve istante dalla Cappella Sistina, mi si avvicinò e sussurrò soltanto: “Auguri!” Alla mia domanda stupita – “Perché?” – non rispose, rientrando subito. In quel momento, un pensiero attraversò il mio cuore con forza: Padre Prevost stava per diventare Papa!
Dalla cappella Sistina, il primo segnale: un applauso discreto, quasi trattenuto. Poi, pochi minuti dopo, un fragoroso, caldo, prolungato applauso. Il nuovo Pontefice aveva accettato. Fu un momento indimenticabile.
Entrarono i cerimonieri con la pergamena del rogito, seguiti da monsignor Ilson de Jesus Montanari, mons. Peña Parra e l’arcivescovo Gallagher. Poco dopo giunse la conferma ufficiale: Padre Robert Francis Prevost era stato eletto Papa. Il nostro confratello, con cui avevo condiviso gli anni della formazione a Roma, presso il Collegio Internazionale Santa Monica – lui nel diritto canonico, io nella liturgia – saliva ora al soglio di Pietro col nome di Leone XIV.
Durante il rito dell’obbedienza, in attesa con altri confratelli della sacrestia, mi fu chiesto di mettermi in fila per salutare il nuovo Papa. Portava la mozzetta rossa, la croce dono del nostro Ordine (contenente reliquie dei santi agostiniani) e una cotta che avevo donato io stesso. L’archivio pontificio, infatti, era sprovvisto di cotte di taglia più piccola, e così offrì la mia, ricevuta tempo fa in dono da cari amici.
Al mio turno, mi inginocchiai davanti a Leone XIV e gli chiesi se potevo abbracciarlo. “Certo”, mi rispose con semplicità. E aggiunse: “Anzi, ti chiedo di comunicare a don Edgar di farlo salire quassù…”.
Don Edgar Rimaycuna Rosas Becerra è l’attuale segretario personale del Papa.
Dopo un momento di preghiera personale nella Cappella Paolina, gli chiesi una foto insieme. Me la concesse. Poi si diresse verso la Sala delle Benedizioni… da lì, ha avuto inizio la storia che oggi tutti conoscono tramite i media.
Ma voglio concludere con un ricordo semplice e profondamente umano: prima della cena a Santa Marta, Leone XIV entrò nel piccolo refettorio dei cerimonieri. Con uno sguardo grato e parole commosse, ringraziò ciascuno di noi per il servizio svolto nei giorni del conclave. Un gesto che dice tutto della sua umanità e del suo stile.
Che il Signore accompagni Papa Leone XIV con la luce dello Spirito. E che noi, suoi fratelli nell’Ordine e amici nel cuore, possiamo continuare a sostenerlo con la preghiera e l’affetto.
Con viva gratitudine e gioia nel cuore,
Bruno Silvestrini O.S.A.
Custode del Sacrario Apostolico
