L’omelia di mons. Nazzareno Marconi, per la Santa Messa di Pasqua, celebrata stamane nella chiesa di San Giovanni a Macerata: “Nella seconda lettura di oggi San Paolo scrive alla comunità cristiana di Colossi, una cittadina oggi scomparsa che stava in Turchia, lungo la via che da Efeso portava in oriente. Li abitava il ricco Filemone, che aveva ospitato Paolo nella sua casa ed era il capo della comunità. Da lì veniva il suo schiavo fuggiasco Onesimo, che Paolo gli rimanda, invitandolo ad accoglierlo con amore perché: per i cristiani non deve esistere più differenza di persone, neppure tra schiavi e liberi.
Questa piccola chiesa dei Colossesi viveva la tentazione di cambiare il Vangelo ricevuto dall’Apostolo per adattarlo alle filosofie del tempo, a nuove teorie spirituali che dopo Paolo altri stavano proponendo e che sembravano: più moderne, più intelligenti e più attraenti, dell’umile Vangelo udito dalla predicazione cristiana.
Ogni generazione cristiana vive la tentazione dei Colossesi: migliorare un Vangelo troppo semplice, troppo popolare, poco moderno e lontano dalle idee di moda degli intellettuali e dei progressisti. È la tentazione di migliorare un Vangelo paolino che sembra dare molto spazio all’azione di Dio e troppo poco al protagonismo ed all’inventiva umana.
Paolo è chiaro e quasi duro nel suo annuncio: Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. (Col 3,1-2)
L’annuncio della morte e resurrezione di Gesù, causa della nostra salvezza, rischia sempre di non andare di moda. Noi siamo sempre tentati di guardare tutto, anche Dio, dal nostro punto di vista, secondo la visione delle cose della terra.
Un mondo terreno che vede al centro di tutto: il potere, la gloria, l’interesse e quello che l’uomo può fare con le sue forze e le sue idee. Come se Dio dovesse ritirarsi dalla scena della storia fino a sparire, per non disturbare la costruzione della nostra storia tutta umana.
Paolo invece ci invita ad uno sguardo diverso sulla realtà, sul cielo e sulla terra ed anche sulla nostra umanità: vedere le cose dal punto di vista di Dio. Essere uomini nuovi, persone risorte, che vivono sulla terra, profondamente immersi nella concretezza della vita, ma senza escludere Dio e la sua azione, anzi facendoci Suoi collaboratori, seguendo prima di tutto la Parola di Dio e la Sua visione del mondo.
Questa non è una fuga dalla realtà e dalla vita, come pensano alcuni filosofi ancora molto di moda, perché lo sguardo di Dio sul mondo è per noi quello di un Dio che si è fatto uomo, che è morto ed è risorto.
Essere risorti con Cristo ci porta a questa nuova immersione nell’essere vivi ed operosi nel mondo. Essere risorti non ci spinge ad essere meno umani, ma ad esserlo in maniera più piena e più vera. È l’umanesimo cristiano, uno stile di vita rinnovato ed ispirato dal Vangelo, in cui Dio e uomo non si contrappongono, ma camminano insieme e rinnovano la storia. Il cuore dell’umanesimo cristiano è credere che la Parola di Dio ci guida con più certezza a ciò che è veramente umano ed umanizzante. E lo fa molto più che le nostre ideologie, solo umane.
Per criticare radicalmente questo umanesimo cristiano, il filosofo Nietzsche scrisse un libro intitolato: “Umano, troppo umano”. Aveva infatti la pretesa anche lui di creare un uomo nuovo, anzi un super-uomo, un ultra-uomo come lo chiama, ma che non avesse bisogno di Dio e della sua guida per fare la storia della salvezza. Il progetto dell’umanesimo cristiano per lui era “troppo umano”, l’uomo invece sarebbe dovuto andare oltre l’umano, fino a farsi creatore di sé stesso, ad andare oltre l’uomo.
Il risultato di questa resurrezione senza Dio, di questo uomo nuovo senza fede e senza Parola di Dio, tutto centrato sui valori di potenza e prepotenza umana, ci ha portato ai disastri del secolo scorso, è ancora sotto i nostri occhi e speriamo non porti a disastri più grandi di cui si vedono purtroppo segnali preoccupanti.
La nostra società che si crede in grado di migliorare il Vangelo ed anche migliorare l’uomo, invece di costruire un ultra-uomo mi sembra cada nell’errore di fabbricare sempre di più un mondo “umano, meno umano”. Abitato da persone più povere e non più ricche di umanità.
Non è questa la via.
Va detto con forza, senza timore di non essere alla moda. Le mode passano, come ha detto Gesù: anche il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mt 24,35).
Nel mio cuore spero davvero che l’annuncio di Pasqua rinnovi in ciascuno di noi questa certezza della nostra fede.”
