Al centro della Liturgia di questa notte c’è l’annuncio della resurrezione di Gesù, un fatto che ha cambiato la storia e che siamo chiamati a testimoniare al mondo. Ma questo evento come ci tocca personalmente? Cosa opera nella mia vita la Resurrezione, e soprattutto quando questa Resurrezione è avvenuta per me, dentro la mia vita? Quando sono risorto con Cristo?
La lunga serie di testi biblici che abbiamo ascoltato e che ci ha fatto ripercorrere tutta la storia della salvezza, dalla creazione alla Resurrezione di Cristo proclamata nel Vangelo, ci ha già dato una risposta nella Epistola di Paolo ai Romani.
Tutte le altre letture tracciano un tempo passato, dalla creazione alla Resurrezione di Cristo, che è un evento passato. Ma se Cristo è risorto nell’anno 33, è però vivo nel presente e lo sarà nel futuro. Giustamente il Vangelo chiude il cammino delle letture perché parla soprattutto del futuro. L’epistola invece lo precede perché non parla del futuro, ma neppure del passato: Paolo parla del nostro oggi, dopo la Resurrezione di Cristo e prima del suo ritorno glorioso.
In questo oggi ciò che conta è: come la Resurrezione di Cristo tocca e cambia la nostra vita? Ed il cuore di tutto è stato il nostro battesimo.
Rileggiamo Paolo ai Romani.
Fratelli, non sapete che quando siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?… (e) se siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Il battesimo ci fa passare per una profonda trasformazione spirituale, e “spirituale” non significa vago ed inconsistente, ma una trasformazione vera e concreta operata dallo Spirito Santo. Il Battesimo, come la morte, è un passaggio che cambia alla radice l’esistenza.
Continua infatti Paolo.
Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con Cristo, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti, chi è morto, è liberato dal peccato.
Cosa ha fatto per noi il battesimo? Cosa significa che ora, una volta battezzati, siamo persone nuove quanto al peccato? Joseph Ratzinger, nel suo Catechismo, lo dice con la chiarezza lapidaria di un professore tedesco.
Incorporato a Cristo per mezzo del Battesimo, il battezzato viene conformato a Cristo. Il Battesimo segna il cristiano con un sigillo spirituale indelebile («carattere») della sua appartenenza a Cristo. Questo sigillo non viene cancellato da alcun peccato, sebbene il peccato impedisca al Battesimo di portare frutti di salvezza.
Il Battesimo, con un marchio a fuoco, un tatuaggio incancellabile, mi ha legato a Cristo, gli appartengo, ora sono unito indissolubilmente a lui come un membro è unito a tutto il corpo.
Il peccato, nell’uomo vecchio, come hanno lungamente spiegato tutte le letture che abbiamo ascoltato, separava l’uomo da Dio, fino a mettere l’umanità contro Dio, fino a fare degli uomini gli uccisori di Dio sulla croce. Dopo il Battesimo non siamo più così, siamo uomini nuovi.
Il dono del battesimo ci lega a Cristo e con Lui a Dio in una maniera indelebile, infrangibile, indistruttibile, che nessun peccato, per quanto grave, può cancellare. Nella sua morte accolta per amore di ognuno di noi, Gesù si è definitivamente unito a ciascun battezzato in una maniera radicale ed indiscutibile, definitiva, come è definitiva la morte. Gesù non può tornare indietro, non può revocare questo dono della sua vita per noi, né Lui né il Padre. Lui è definitivamente morto per me, ed accogliendo questo dono quando ricevo il battesimo e liberamente lo confermò con la cresima, divento definitivamente unito a Lui.
Nulla ormai potrà separarmi dall’amore di Cristo, dice con un tono di trionfo san Paolo. Ed è ben giusto questo tono festoso. Cosa ci può essere di più grande di questo? Davvero chi vive questa realtà è un uomo nuovo nella storia dell’umanità.
Certo, dice il catechismo, il mio peccare può impedire al Battesimo di portare frutti di salvezza, perché ad una libera proposta d’amore posso dire di no, e restare così solo e triste perché quell’amore non mi scalda il cuore. Ma la proposta d’amore resta e resterà, e sarà viva e presente, disponibile per me fino all’ultimo attimo della mia vita.
L’Amore sta alla porta e bussa per entrare nel mio cuore peccatore, e non ha paura del mio peccato, non ne ha ribrezzo, perché l’amore di Cristo è più forte del peccato, come la Resurrezione è stata più forte della morte.
Non è difficile spiegare che un tale amore, così grande e generoso, offerto a noi nel Battesimo possa portare ad una vita nuova. Difficile è capire come possiamo rifiutarlo!
Che un battezzato diventi Santo è normale e logico. Difficile è capire come ancora non lo siamo diventati. Nel 2016 ad Assisi, papa Francesco, ricordando un episodio della vita del grande santo alla Verna disse: «L’Amore non è amato, secondo alcuni racconti francescani era questa la realtà che turbava fino alle lacrime San Francesco di Assisi».
Fratelli, sorelle, questa notte di veglia ci invita a lasciarci vincere dalla grazia del nostro battesimo. Come disse san Giovanni Paolo II «aprite, anzi spalancate le porte (del vostro cuore) a Cristo».
Così, infatti, si conclude l’Epistola paolina appena letta.
Cristo morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
