Un viaggio affascinante nel mondo dell’insegnamento quello nato e narrato dalla voce e dal cuore del filosofo e performer teatrale Cesare Catà che, domenica pomeriggio, ha inaugurato la stagione del Teatro Giusti di Sant’Elpidio a mare.
“Non leggiamo poesie perché è carino” questo il titolo della lezione spettacolo in cui il tema centrale dell’insegnamento prende corpo e vita attraverso la narrazione dei momenti salienti del film “L’attimo fuggente” che offre lo spunto per innumerevoli riflessioni a partire da quelle sui concetti di istruzione ed educazione.
Intervallato da alcuni spezzoni del celebre film che decretò la grandezza e il genio di Robin Williams, tra l’altro anche per la sua brillante capacità di improvvisazione, lo spettacolo di Catà pone l’accento sul modo di fare scuola basato sul fuoco d’amore che arde tra il professore John Keating, interpretato magistralmente da Robin Williams, e i suoi studenti su un comune oggetto di adorazione: la letteratura.
La letteratura, la cui potenza risiede principalmente nella capacità di esplorare la sfera emotiva, aiutare l’uomo affinché egli capisca e comprenda a pieno le forze che si agitano dentro al suo animo e che lo rendono a volte triste, a volte felice.
Si indaga principalmente sull’atto pedagogico messo in atto dal professore Keating e citando anche Rousseau, il quale affermava che «per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino», si evince che per insegnare – afferma Catà – un buon docente deve amare l’uno e l’altro affinché ogni alunno possa riconoscere il proprio talento.
Un’idea pedagogica quella messa in atto da John Keating, affascinante, così lontana dall’immagine dell’insegnante burocrate odierno, ma allo stesso tempo pericolosa perché il film in realtà è una vera e propria tragedia. Il finale del film, seppur con un ritorno alla situazione iniziale, sembra aprirsi però ad una speranza: quei ragazzi toccati nel profondo da Keating sono diversi. Salgono sopra al banco come già aveva fatto il loro professore per vedere in modo alternativo il mondo, e chiamandolo “O mio capitano” si ha quasi la certezza che essi non avranno mai una vita di quieta disperazione ma saranno uomini liberi, in grado di forgiare il proprio destino.
“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita…” (da L’attimo fuggente)
Samuela Lautizi