Unire il miglioramento della qualità di vita di persone con disabilità cognitiva al recupero e alla conoscenza della biodiversità. È l’agricoltura sociale il fulcro del progetto Tuttincampo che, attraverso la collaborazione tra Coldiretti Marche, Università di Macerata, azienda agricola Si.Gi., Anffas Macerata e Cooperativa Il Faro ha come obiettivo quello di coinvolgere giovani e adulti con disabilità in un progetto socio educativo attraverso pratiche di agricoltura sociale. In 5, tra i 18 e i 40 anni, già da 2 anni partecipano alle attività dell’azienda agricola Si.gi di Macerata sotto lo sguardo attento di Martina Buccolini, seconda generazione di un’impresa che si occupa del recupero e della coltivazione di specie che altrimenti sarebbero estinte. La famiglia Buccolini ha tramandato e custodito, ad esempio, la giuggiola, il gelso nero o il fico bianco con i quali vengono prodotte bevande aromatizzate, confetture o gelatine, poi commercializzate attraverso piccole botteghe alimentari o direttamente ai consumatori attraverso il punto vendita aziendale e nei mercati agricoli di Campagna Amica. I ragazzi hanno imparato a seminare, prendersi cura dell’orto, fare piccoli lavori di manutenzione, innaffiare, raccogliere, potare in un crescendo di progressi. Due di loro hanno anche iniziato un tirocinio lavorativo di inclusione sociale. Proprio il frutteto è ora l’oggetto dell’upgrade del progetto che prevede l’istituzione di una vera e propria aula verde multimediale all’aperto. Si tratta dell’E-Museo dei Frutti Antichi: i ragazzi si occuperanno del mantenimento del frutteto e ne renderanno possibile l’accesso ai visitatori: ogni albero sarà digitalizzato attraverso un qr code per offrire un’esperienza multisensoriale adatta a tutti. “Con il nuovo progetto – ha spiegato Martina Buccolini – stimoleremo i ragazzi ad affrontare una prova più complessa portandoli a conoscere e riconoscere tutte queste varietà del frutteto, facendoli diventare protagonisti di questo museo all’aria aperta”. Un progetto di cooperazione tra più realtà del territorio che ha lo scopo di dimostrare scientificamente, e quindi metterlo a sistema, il miglioramento delle condizioni dei soggetti interessati. “Lo scopo che abbiamo come associazione di famigliari – ha aggiunto Marco Scarponi, presidente dell’Anffas – è quello di creare ambienti dove i nostri ragazzi possano svolgere attività e trovare una condizione lavorativa. Agricoltura, aria aperta e contatto con la natura offrono un beneficio in termini di benessere. Noi vorremmo che tutto ciò venga assunto anche dalle istituzioni per poter concepire una validissima alternativa al centro diurno dopo la scuola”. Dal benessere emotivo, l’aumento dell’autostima, lo sviluppo cognitivo, i benefici del lavoro di gruppo, le opportunità legate anche al turismo sociale e la preservazione del patrimonio culturale, storico e naturalistico. “Da parte nostra – ha detto Beatrice Pini della Cooperativa Sociale Il Faro – cerchiamo ogni giorno di offrire ascolto e cura alle persone con disabilità. È per questo che siamo particolarmente orgogliose e orgogliosi del progetto “Tuttincampo per l’e-museo di frutti antichi”, dove l’agricoltura si fa davvero “terreno fertile” per l’inclusione sociale. Una rete rafforzata che è riuscita a creare un progetto socio educativo fondamentale, meno assistenziale, che va oltre la disabilità”. Quello di Macerata è uno dei tanti esempi di agricoltura sociale che concorrono tra progetti educativi, didattici, di inclusione socio-lavorativa, di riabilitazione, formazione, centri diurni o residenziali, al primato nazionale delle Marche del nuovo welfare rurale al servizio delle comunità. “Nelle Marche abbiamo oltre 70 aziende che si occupano di agricoltura sociale – ha concluso la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni – e offrono un servizio al territorio. Coldiretti ha sempre creduto nella multifunzionalità delle aziende agricole e in questo caso ci troviamo di fronte a una delle espressioni migliori nel panorama delle attività connesse. L’agricoltura sociale svolge un importante ruolo di coesione sociale perché interviene laddove, come spesso avviene nelle aree rurali, il welfare non riesce ad arrivare”.