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La sala consiliare del Palazzo comunale di Macerata, in piazza della Libertà, ha ospitato, ieri mattina, la cerimonia voluta dall’Amministrazione per ringraziare i mecenati che hanno contribuito con l’Art Bonus alla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale cittadino.
Grazie alla sinergia tra pubblico e privato avviata dal Comune di Macerata attraverso lo strumento dell’Art Bonus (che consente un credito di imposta pari al 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico), la partecipazione dei mecenati ha permesso di sostenere la mostra “Carlo Crivelli. Le relazioni meravigliose” allestita ai Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi fino al 12 febbraio.
Il sindaco Sandro Parcaroli ha ringraziato i mecenati a nome dell’Amministrazione “per aver contribuito alla valorizzazione del patrimonio culturale della città dimostrando grande sensibilità e quanto sia importante la collaborazione tra pubblico e privato per la promozione delle bellezze di Macerata”.
“In questi tre anni, l’Art Bonus è cresciuto e ha coinvolto sempre nuovi soggetti – ha aggiunto l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta -. La città è stata capace di accogliere e valorizzare il mecenatismo non solo collegato al Macerata Opera Festival ma anche ad altre forme di sostegno del patrimonio e dell’offerta culturale; ci auguriamo che tale vivacità possa essere replicata anche per il prossimo anno con il sostegno alle proposte che sono ancora in attesa di ricevere il finanziamento”.
Questo esempio di cittadinanza attiva ha visto il coinvolgimento della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, della ditta Edif S.p.A., della Farmacia Paccacerqua e dello Studio Borgiani Parisella e Associati. Alla sensibilità di questi ultimi si deve il sostegno finanziario in Art Bonus del restauro della Madonna con il Bambino eseguita da Carlo Crivelli nel 1470 e facente parte delle collezioni civiche.
Il meticoloso intervento effettuato da Daphne De Luca, è stato presentato da Pierluigi Moriconi, direttore dei lavori di restauro per conto della Soprintendenza delle Marche per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. L’intervento consente di affermare che l’opera nasce direttamente su tela e rappresenta l’unico esempio noto di tal genere fino a ora. Nonostante le numerose vicissitudini subite dal dipinto, la materia pittorica è apparsa ben conservata sotto uno spesso strato di vernice pigmentata applicata nei precedenti restauri, soprattutto in corrispondenza dei volti delle due figure caratterizzati ancora da una cromia satinata e luminosa, come è usuale nelle opere del maestro veneziano. La natura del supporto tessile è stata confermata dalla rimozione della tela da rifodero applicata nel Novecento e dall’osservazione ravvicinata dell’opera, supportata da una mirata campagna d’indagini scientifiche eseguite da Giuseppe Di Girolami e Paolo Cinaglia dello Spin Off dell’Università di Camerino.