Nove anni e neppure un giorno in più: così si è arrivati ai saluti. La dirigente Annamaria Marcantonelli si congeda dal “suo” liceo (il classico e linguistico di Macerata) e migra a quello limitrofo di Recanati: da un Leopardi all’altro, ma con tanto bagaglio nella valigia dei ricordi.
C’erano tantissimi professori e personale ATA alla cena di saluto, ultima occasione anche per il vice preside Adriano Menchi, assente a giugno, ma presente e pimpante ad agosto. La serata, pur con tanti sorrisi sinceri, non ha mancato di regalare qualche pagina di nostalgia, qualche velata lacrima e, perché no, una sorta di racconto, fatto di aneddoti, dei nove anni trascorsi.
“Nove anni in cui abbiamo lavorato tanto ed imparato tanto – commenta Annamaria Marcantonelli – e nei quali abbiamo attraversato periodi difficili, tempi stupendi ed esperienze sempre in crescita di interesse. Ma io devo ringraziare voi – ha aggiunto – perché solo con voi potevamo raggiungere certi risultati e superare certe difficoltà che, oltre alla pandemia, sono state spesso di carattere logistico”.
Dopo un breve saluto alla professoressa Maria Emilia Corbelli, mamma recente di due gemelli, ed il congedo ufficiale del professor Adriano Menchi, che ha ricordato le prime tappe del linguistico e con quali modalità ed intuito venne istituito nella medesima sede del classico (e per il quale sono scesi in campo i professori Pamela Grisei e Alessandro Farinelli cantando, sulle note di Azzurro, alcune strofe “dedicate” al vice preside, la professoressa Maria Mirabile, perfetta padrona di casa della serata, ha letto il saluto ufficiale alla dirigente:
“In questi nove anni abbiamo avuto modo di conoscere la sua dedizione, il suo impegno e la sua costanza, che ci hanno permesso di raggiungere gli obiettivi prefissati per una migliore qualità della scuola. Grazie alla sua tenacia abbiamo realizzato progetti e messo in atto strategie educative e didattiche da Lei promosse e sostenute, che hanno contribuito all’arricchimento del nostro Istituto. La sua serietà e professionalità non sono mai venute meno e non verrà dimenticata; ha sempre agito con perspicacia e correttezza, ha contribuito alla crescita culturale ed interiore di tutti gli alunni che hanno frequentato la nostra scuola.
Tantissimi, in questi nove anni, sono stati i risultati raggiunti e gli encomi ricevuti: il nostro Liceo è cresciuto non soltanto nel numero delle iscrizioni, ma soprattutto nella qualità dei saperi messi in campo per migliorare l’offerta formativa e superare le sfide che il progresso lancia e che la scuola, opportunamente, attraverso di Lei, ha saputo cogliere…
Siamo cresciti insieme attraverso l’impegno e il dialogo, la vivace fermentazione di idee, il confronto costruttivo, il senso di appartenenza alla scuola e la forte voglia di promuovere la crescita umana, culturale e sociale dei nostri giovani studenti. Il suo lavoro è stato grande e lungimirante e noi le esprimiamo tutto il nostro ringraziamento per averci onorato della sua presenza, seria, professionale, tenace, costante, affettuosa e per averne condiviso convintamente i contenuti”.
La preside, dopo i doni di rito (fra questi anche un album fotografico, racconto dei nove anni trascorsi al Leopardi, curato dal professor Fabio Macedoni) ha ringraziato, ha contenuto la commozione, si è intrattenuta poi per i vari tavoli ed ha posato per le immancabili foto di rito.
Le sue parole, che sono state, poi, inviate a tutti le componenti scolastiche, come definitivo saluto, sono state queste:
“Nove anni passati in fretta, pieni di operosità e passione, di successi e gratificazioni. Voi siete stati i miei compagni di viaggio, questa scuola è diventata la mia famiglia, il confronto quotidiano e leale si è rivelato l’arma vincente per superare gli ostacoli che pure ci sono stati. Siamo tutti consapevoli di aver vissuto e superato insieme uno dei momenti più difficili della nostra epoca. Io sono fiera di aver potuto far parte, per un piccolo tratto, di questa grande storia…
Grazie a tutti per aver creduto nel mio Progetto di Scuola sempre viva, dinamica e inclusiva. Essere Dirigente non ha mai avuto, per me, il senso del “privilegio” ma, semmai, del “servizio” e mi sono attenuta a questo principio in ogni mia azione, iniziativa, decisione, nella ferma convinzione che più di mille parole contasse il valore educativo dell’esempio. “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita” diceva Confucio e credo sia profondamente vero. Si dice che i dirigenti scolastici vivano la solitudine del ruolo, ma per me non è stato mai così: ho imparato tanto, ho dovuto mettermi in discussione molte volte, ho affrontato pandemie e problemi, ma non mi sono mai sentita sola. Grazie a tutti per la fiducia, il rispetto e la stima che non mi avete mai fatto mancare”.
Sulle note dell’accompagnamento musicale dei professori Gionni Branchesi ed Elio Catalini si sono chiuse le danze mentre gli stanti si sono congedati con grandi abbracci: chi definitivamente e chi dandosi appuntamento per i primi di settembre.
