Il centro storico di Visso, anche per la sua dimensione, assume una posizione esemplare, su cui pianificare gli interventi da realizzare con un programma potenzialmente replicabile e adattabile per i recuperi di tutti gli altri borghi antichi danneggiati più o meno estesi ma altrettanto importanti (a differenza di quanto si sta per realizzare nella vicina Castelluccio, su cui ci sarebbe molto da dire ma che, in questa sede, ci limitiamo a definire come un unicum irripetebile, sostenibile solo in funzione di un potenziale brand che si sta provando pericolosamente a costruire).
Oggi, il centro storico di Visso è un intreccio virtuoso ma inestricabile composto da monumenti dal notevole pregio artistico e manufatti di edilizia storica che, in virtù degli interventi sopra evocati realizzati dopo il sisma del 1997, si trova in uno stato di sospensione, che potrebbe quasi richiamare una fotografia scattata qualche minuto prima del crollo. Purtroppo non stiamo parlando di una rappresentazione fotografica, ma di edifici in calce e muratura realmente pericolanti, con facciate e solai in bilico, per questo puntellati e, soprattutto, ancora vuoti e disabitati. L’unico intervento fatto sinora, oltre alle fondamentali messe in sicurezza, è la rimozione delle macerie nelle vie principali.
In tale scenario, appare decisamente complicato e pericoloso (in termini di conservazione) il tentativo, che ci risulta si stia portando avanti, di individuare le parti da recuperare e quelle da demolire e ricostruire, tramite sopralluoghi congiunti tra ufficio regionale per la ricostruzione, soprintendenza e comune. Su quali basi verranno compiute quelle scelte? Quali sono i rapporti di forza tra i diversi soggetti chiamati a decidere? Queste ed altre domande di cui non conosciamo le risposte, oltre al numero estremamente ristretto di soggetti chiamati a decidere, non tutti competenti in ambito di restauro e di recupero, sollevano non poche preoccupazioni.
Da qui la nostra proposta della creazione di un laboratorio di ricerca sul recupero di Visso in cui convogliare le migliori energie ed i migliori saperi nazionali: l’impellente necessità di salvaguardare Visso ed il suo territorio, una perla dall’inestimabile valore architettonico, artistico e storico ma che rischiamo seriamente di perdere dopo gli eventi sismici del 2016, impone, da un lato, la definizione di una soluzione progettuale forte, dinamica, capace di cogliere le enormi complessità che ci troviamo di fronte e che non possono essere eluse e, dall’altra, la presenza di una comunità altrettanto forte, capace di portare avanti nel modo migliore quella soluzione.
La sfida che la salvaguardia di Visso ci pone è ardua. Sapremo affrontarla? Dal nostro piccolo osservatorio siamo consapevoli di alcune cose forse utili per la risposta e che vorremmo condividere con la gentile lettrice e con il gentile lettore che hanno avuto la pazienza di leggerci sin qua. La prima: all’interno di una situazione complessa, l’eliminazione di problematiche ritenute (erroneamente) secondarie non coincide con la diminuzione del suo il grado di complessità ma con la sua banalizzazione. E questa non è una cosa buona. La seconda: il commissario Giovanni Legnini, per la forza e l’autorevolezza costruite in questi due anni di gestione della ricostruzione, è forse la persona con le maggiori possibilità di costruire le condizioni per la raccolta di quella sfida. Evitandone la sua banalizzazione. La terza: per il buon esito dello svolgimento di quella sfida, quindi per il raggiungimento della salvaguardia di quel bene prezioso che è il territorio di Visso, è tanto necessario quanto fondamentale l’apporto di ogni componente della comunità tutta che lo abita e che in esso si riconosce. Forse potrebbe essere interessante (e utile) cominciare a redigere l’elenco, dei componenti e dei relativi apporti…
