L’impegno del Fondo Interbancario Tutela Depositi per il salvataggio di Banca Marche, che prevede un intervento che varia tra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro, potrebbe non rivelarsi sufficiente per tenere al riparo gli obbligazionisti non garantiti. Se l’Unione Europea dovesse considerare la misura adottata contraria alle regole sugli aiuti di Stato, i possessori di obbligazioni junior (non garantiti) potrebbero comunque subire delle perdite. Lo rivela l’agenzia Moody’s che in un rapporto ricorda che la Commissione europea sta esaminando un caso simile relativo alla Banca Tercas. Anche questo istituto di credito, come è previsto accada per Banca Marche, è stato salvato dal Fondo interbancario, per poi passare sotto la Popolare di Bari. Su questo intervento l’Antitrust europeo ha aperto a febbraio un’indagine, per verificare se sia in linea con le regole comunitarie sugli aiuti di Stato. Fondamentale, al di là di Bruxelles, è comunque il fattore tempo. Se il salvataggio non avverà entro il 31 dicembre 2015, a farsene carico, in nuovo regime di bail in, saranno gli azionisti e, a seguire, gli obbligazionisti, i creditori non assistiti da garanzie e infine i correntisti “non protetti” per i depositi sopra i 100mila euro.