“Tutti ci dobbiamo sentire corresponsabili e chiamati a fare qualcosa di positivo per costruire, non per distruggere”. La frase del vescovo di Macerata, mons. Nazzareno Marconi, riferita sabato, dopo il secondo tragico fatto che ha colpito la città, può essere considerata il punto di partenza per un’ampia riflessione e una ripartenza per Macerata, da sempre città accogliente e pacifica. Due fatti gravissimi hanno fatto piombare la città al centro delle cronache nazionali e internazionali: mercoledì scorso il ritrovamento del corpo della 18enne Pamela Mastropietro, sezionato e riposto in due valigie per cui è accusato il nigeriano Innocent Oseghale e sabato mattina la sparatoria in centro per mano del maceratese Luca Traini che ha centrato a colpi di pistola sei nordafricani, dichiarando poi di averlo fatto per Pamela.
Il sindaco di Macerata, Romano Carancini, il quale in una nota ribadisce che “L’odio e la rabbia non possono sopraffare il rispetto delle persone, che deve venire prima di tutto”. “Quello che sta accadendo in questi giorni in città è inaccettabile. L’odio, che non può attraversare i colori della pelle delle persone, va lasciato da parte per fare spazio alla riflessione, alla responsabilità e al ragionamento. Intendo comunque rassicurare i cittadini: Macerata è e resta una città accogliente e la violenza non fa parte del suo codice genetico. Viviamo i prossimi giorni con grande senso di responsabilità e usando la testa, immaginando che siamo dentro una comunità e che non conta il colore: il sangue di Pamela e quello dei feriti è identico”.