La denuncia della mancata dotazione negli ospedali di Macerata e Ascoli Piceno del cosiddetto sistema di chirurgia robotica è, ancora una volta, un grave atto di disuguaglianza sanitaria nei confronti dei cittadini di un pezzo delle Marche. E infatti, a differenza di tutte le altre aziende sanitarie marchigiane – Ancona, Pesaro e ora anche Fermo – gli ospedali di Macerata e Ascoli Piceno, classificati di 1° livello, nonostante le tante richieste vengono lasciati indietro rispetto al diritto di avere la migliore tecnologia per gli interventi chirurgici.
È un’umiliazione nei confronti dei tanti e bravi professionisti che lavorano nelle strutture di Macerata e Ascoli Piceno i quali, con quella tecnologia, migliorerebbero in maniera straordinaria i risultati sanitari per i pazienti sottoposti a intervento chirurgico, diminuirebbero i tempi di ricovero con significativi risparmi economici e altresì, infine, permetterebbero la riduzione delle liste di attesa attraverso una rotazione più veloce delle numerose persone che attendono di essere operate.
Senza qui approfondire che la tecnologia robotica è anche ragione di appeal per i medici chirurghi di più alto valore i quali, senza una seria filosofia aziendale sanitaria di programmazione sul miglioramento tecnologico, potrebbero decidere di andarsene dove, invece, quelle tecnologie esistono.
Acquaroli e Saltamartini, ancora una volta, dimostrano di essere in stato confusionale, di non capire il valore della parola “investimento” e che il loro dovere di amministratori è attuarlo su tutto il territorio delle Marche, trattando allo stesso modo tutti gli ospedali di 1° livello, senza invece piegarsi alle pressioni politiche dell’ultrà della sanità di turno, come si legge, in questo caso, dalle farneticanti dichiarazioni del leghista fermano Lucentini.
Dunque, cosa dovrebbero fare il Presidente Acquaroli e l’assessore Saltamartini ?
Semplice e subito: dotare gli ospedali di 1° livello di Macerata e Ascoli Piceno del sistema di chirurgia robotica, non solo perché allo stato attuale quei presidi e i cittadini sono lasciati indietro, ma anche perché sono “circondati” considerato che quella tecnologia sanitaria all’avanguardia è presente negli ospedali di Teramo, Perugia, Terni, cioè i territori di confine non lontani dove i maceratesi e gli ascolani possono decidere di andare ad operarsi con la duplice frustrante conseguenza di una mobilità passiva che pesa sul bilancio della Regione Marche e, allo stesso tempo, con la mortificazione del loro diritto di essere curati nel territorio dove vivono.
In questi tre anni e mezzo di governo sanitario regionale Acquaroli e Saltamartini hanno scavato un solco drammatico sulle disuguaglianze in sanità: si pensi a chi è costretto a ricorrere al sistema privato a pagamento per poter ricevere cure a causa delle incredibili liste di attesa o, addirittura, a chi non può affatto curarsi perché non si può neppure permettere la prestazione dal privato.
La discriminazione fra territori sul sistema di chirurgia robotica è solo l’ultima “frontiera” del fallimento della sanità di Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini.