Un rito che ogni anno si rinnova e rinnova, con il corteo degli accademici a sfilare lungo corso della Repubblica e il corpo universitario riunito davanti a tante autorità: è stata una cerimonia che ha infranto molti confini quella con cui l’Università di Macerata ha festeggiato oggi pomeriggio il 733° anno dalla fondazione. A partire dalla scelta della location, la cattedrale di San Giovanni, chiesa un tempo del collegio gesuitico che vide fra i suoi allievi Padre Matteo Ricci, precursore del dialogo interculturale, ferita dal terremoto del 1997 e riaperta pochi mesi fa. “La cattedrale è un luogo di culto, ma anche parte del prestigioso patrimonio culturale di tutta la città e siamo contenti, come università orgogliosamente Statale e laica, di essere ospiti in questa struttura rinnovata” ha spiegato il rettore John McCourt, rettore europeo di un’università europea. Per lui si è trattato della prima inaugurazione in questa veste. “Vorrei parlare di un nuovo inizio, che è forte dell’esperienza di secoli di storia e di un’eredità culturale immensa”, ha detto in esordio. Ospiti d’onore, il Ministro all’Università della Ricerca Anna Maria Bernini, che ha seguito l’intera manifestazione da remoto per improvvisi impegni istituzionali che le hanno impedito la presenza, e lo scenografo Dante Ferretti, a cui l’ateneo ha tributato il dottorato honoris causa in Umanesimo e tecnologie
Si è parlato non solo di tradizione, ma soprattutto di futuro, dell’importanza dell’agire comune, del ruolo della formazione. “Che la nostra Università – è stato l’augurio del vescovo Nazzareno Marconi -, di concerto con le tante realtà accademiche e formative della Marche, possa vincere la sfida di essere luogo di innovazione formativa”.
E tra i “giganti” nati in queste terre, dalle cui spalle guardare lontano, parafrasando Bernardo di Chartres, come Giacomo Leopardi, Matteo Ricci e Alberico Gentili, il rettore ha incluso anche il Maestro Dante Ferretti. “Nelle sue mani – ha fatto notare McCourt – le tecnologie giocano un ruolo importantissimo, ma è l’umano che detta le regole. La presenza oggi di Ferretti serve a noi come stimolo per rafforzarci, per credere di più nelle nostre capacità creative, per osare immaginare il nostro futuro”.
McCourt ha tracciato un “work in progress, un divenire, che deve sempre avere una visione in grado di unire e guidare la comunità universitaria”. La sua idea è quella di un città campus, “a city of learning”, il cui cuore rimane la formazione dei giovani, che promuove il benessere di tutte le persone, inclusivo. “All’università tocca un ruolo primario: quello di educare le nuove generazioni all’idea del vivere insieme, della cittadinanza, della comunità, del senso critico, ma anche dell’integrazione e della pace tra i popoli”. Un campus anche a tempo pieno e a tempo lungo, in grado di coinvolgere gli adolescenti che ancora vanno a scuola così come di rinsaldare i legami con i tanti alumni “sparsi in tutte le parti d’Italia, d’Europa e in giro per il mondo”.
Tra le prossime azioni concrete, spiccano gli interventi edilizi che partiranno entro questo e il prossimo anno: ulteriori lavori di miglioramento sismico di cinque edifici chiave, una nuova biblioteca del dipartimento di Studi umanistici, con 175 mila volumi e 300 posti per gli studenti, lavori di ampliamento per il Polo Bertelli e per un nuovo Polo sportivo ricreativo nell’area ex Cras di viale Indipendenza. “L’università di Macerata – ha detto a proposito il commissario straordinario al sisma 2016 Guido Castelli -, oltre a riqualificarsi nella sua parte immobiliare, si propone, insieme agli altri atenei, come elemento decisivo di quella che è una delle missioni che Governo e Parlamento hanno attribuito al Commissario Straordinario, ossia non solo ricostruire, ma anche riparare, rifunzionalizzare, rigenerare dal punto di vista economico e sociale il tessuto del cratere”.
UniMc ha avviato anche una riflessione generale sull’offerta didattica. Nell’immediato sarà rafforzato il Centro linguistico, l’insegnamento delle lingue, in particolare di inglese, cinese e arabo; si investirà nella formazione continua, nell’e-learning, nella casa editrice Eum, nell’open access, nella Scuola di Specializzazione Giacomo Leopardi. Il prossimo anno vedrà l’apertura di un nuovo corso di studio in data analysis per le scienze sociali, mentre il corso in discipline della mediazione linguistica diventerà mediazione linguistica per l’impresa internazionale e i media digitali. Ribadita l’importanza della sinergia con gli atenei già partner del progetto Hub Abruzzo, Marche, Umbria, presenti con i loro rettori o prorettori alla cerimonia. E lo sguardo si volge sicura verso orizzonti europei. “Da gennaio il nostro Ateneo è diventato partner member della European Reform University Alliance, una delle reti di università europee che la Commissione europea ha sostenuto per rivoluzionare il panorama dell’istruzione superiore del continente: dieci università di nove diversi Paesi europei, tutte dedicate alle scienze sociali, umanistiche e artistiche”.
Di comunità, inclusione e dell’importanza della cura delle relazioni e dei luoghi di lavoro hanno parlato anche le rappresentanti del corpo studentesco Valeria Re e del personale tecnico amministrativo e biblioteca Carla Bufalini.
Tutti temi apprezzati dal Ministro Anna Maria Bernini. “Abbiamo vissuto momenti drammatici – ha detto – come la crisi economica, il Covid e ora il dramma della guerra, che ci hanno consentito però di ripartire con una cassetta degli attrezzi ancora più fornita soprattutto sotto il profilo economico e finanziario. Sia le Università sia gli enti di ricerca sono stati irrorati di liquidità che noi ministeriali dobbiamo fare in modo voi spendiate nella maniera più semplice e meno burocratico possibile. E per fare questo serve un modello flessibile. E la flessibilità non deve essere solo quella dei programmi e dei progetti di bilancio, ma deve essere soprattutto quella dell’offerta formativa. E’ importante vivere questa fase come un momento di irripetibile crescita. E per crescere, bisogna innovare. Voi avete un’università rigenerativa sotto il profilo infrastrutturale e culturale, perché siete umanesimo e tecnologia eletti a sistema”.
Poi la scena è stata tutta di Dante Ferretti. Il botta e risposta tra lo scenografo e il docente di cinema e critico cinematografico Anton Giulio Mancino è stato introdotto dalla laudatio con cui la direttrice della Scuola di dottorato Laura Melosi ha ricostruito la lunga carriera dell’artista, sottolineando l’originalità del suo linguaggio, ricco di trame poetiche e figurative che sostanziano un’immaginazione senza limiti. “Io uso la mia fantasia – sono state le parole di Ferretti -, che qualche volta per un miracolo fa venire fuori qualcosa che rimane impressa nella mente di chi guarda. Io la scenografia l’ho fatta cercando sempre di fare dei grandi sbagli, perché quando uno fa cose perfette, sono finte. Quando devo ricostruire qualcosa, faccio sempre degli errori, perché sembri più vero”. La città natale e la stessa la collegiata di San Giovanni, dove faceva il chierichetto, non hanno mancato di suscitare i ricordi del Maestro, come quando finì nella buca del suggeritore del teatrino parrocchiale o come i sogni di passeggiate solitarie per i vicoli notturni della Macerata dell’infanzia. “Non mi sbaglio neanche di una mattone”. E, poi via berretto e mantello accademico. “Adesso, andiamo tutti a mangiare da Rosa!”.
A condurre la cerimonia sono stati Vittoria Sigismondo e Andrea Musto della webradio di Ateneo Rum. L’accompagnamento musicale è stato a cura del quartetto d’archi della Unimc Orchestra composto da Matteo Calosci, Alice di Monte, Matteo Torresetti e Davide Moretti, mentre Andrea Carradori ha suonato l’organo.