È un giorno di festa oggi, 24 novembre, all’Università di Macerata: Margherita Campanelli, studentessa del corso magistrale in Scienze Pedagogiche, 26 anni di Fano, ha indossato per la seconda volta la corona d’alloro, laureandosi con 110 e dimostrando che la sindrome di Down non è un intralcio ai propri sogni e alle proprie passioni.
Proprio di passione parla Margherita quando gli si chiede perché abbia scelto di studiare scienze pedagogiche: “Fin da bambina ho avuto a che fare con la pedagogia e i pedagogisti e gli insegnanti che ho incontrato mi hanno seguita con un amore tale che hanno fatto nascere in me la passione per questo mestiere. Nella mia scelta ho considerato poi anche l’amore per i bambini che ho sempre avuto”.
La studentessa si è laureata con una tesi intitolata “Il gioco come strumento e pratica inclusiva al nido. Le prospettive e dinamiche educative nello spazio 0 -6”. “Ho scelto questo argomento perché ritengo che il gioco sia uno strumento efficace di crescita e di inclusione e lo dimostro tutti i giorni nel mio lavoro. Sono infatti un’educatrice di ruolo di nido e ho la possibilità di collegare gli aspetti teorici acquisiti all’università, all’esperienza pratica a contatto con i bambini. Sono felice di poter ampliare le mie competenze ed essere una professionista efficace”.
Il percorso di Margherita è doppiamente eccezionale se si considera che, nonostante la sindrome di Down, lei abbia profuso l’impegno massimo sia nel campo lavorativo che nel curricolo di studio. La ragazza infatti porta avanti il suo lavoro di educatrice dal momento in cui ha conseguito la laurea triennale.
Gli impegni di lavoro e di studio non sono però totalizzanti e non impediscono a Margherita di esercitare un’intensa attività sociale e di volontariato. È catechista e capo scout, clown di corsia per portare allegria e dinamiche ludiche nei reparti ospedalieri. È una ragazza solare con una vasta cerchia di amici con i quali condivide momenti di allegria e socialità.
“L’università di Macerata – racconta Margherita – mi ha accolto con molto calore. Ho sempre trovato gli uffici molto disponibili, professori sensibili e attenti. Purtroppo, nella mia condizione di pendolare non conosco molto bene la città, e il periodo di pandemia mi ha impedito di frequentarla come avrei voluto. Ma ho sempre sentito un’autentica sensibilità e un clima davvero inclusivo”.
La studentessa è sempre stata molto attiva in ambito universitario, come spiega la sua relatrice, la professoressa Francesca Salis: “Margherita ha collaborato spesso con la cattedra di pedagogia delle disabilità della quale mi occupo. Ha partecipato a numerosi seminari e attività per portare la sua testimonianza e spiegare la realtà del deficit cognitivo e della sindrome di Down come condizioni strutturali che non ostacolano una vita piena, indipendente e autodeterminata. Nell’ambito dell’approccio narrativo che io insegno ai futuri pedagogisti, Margherita è una testimone validissima, capace di trasmettere con molta efficacia la sua storia, gli elementi educativi che l’hanno caratterizzata, la necessità di superare i pregiudizi e praticare le dinamiche inclusive nei contesti sia formali che informali”.
E quando chiediamo a Margherita qual è stato il momento più difficile nel suo percorso e poi invece la soddisfazione più grande, lei risponde: “È stato difficile per me, pendolare, conciliare il lavoro, lo studio e la frequenza. Molte difficoltà sono poi emerse nel momento della pandemia, perché avrei voluto stabilire un contatto e un confronto maggiore con i docenti e i colleghi e purtroppo non è stato possibile, per me così come per tutti gli altri. Se penso invece agli esami, quello che mi ha messo in difficoltà è stato l’esame di inglese. I momenti belli sono stati tanti e sarebbe troppo lungo elencarli tutti; ne cito due: il primo esame che ho sostenuto con i professori Sani e Stramaglia. È stato un momento molto intenso sul piano dell’apprendimento ma anche della relazione con loro. E sicuramente il secondo è il momento che sto vivendo ora e quello appena trascorso: la fine del percorso accompagnata dalla mia relatrice, la discussione della tesi e il conseguimento del titolo per cui ho tanto lavorato e che ho tanto sognato.”
Margherita è già proiettata al futuro: “Il mio sogno è quello di poter realizzare una struttura mia, un ‘agrinido’, per dare la possibilità ai bambini di crescere a contatto con la natura guidati da approcci educativi all’insegna della concretezza e dell’esperienza. Mi piace pensare ai bambini intenti a manipolare gli elementi naturali, non costretti a realizzare le attività all’interno della scuola, ma in spazi aperti”.
E per concludere lascia un consiglio a chi è ancora indeciso se iscriversi o meno all’università: “Il percorso universitario mi ha fatta crescere moltissimo, mi ha dato competenze teoriche e culturali, ma ha anche contribuito a formarmi come persona. Io suggerisco a tutti di intraprendere il percorso universitario e vorrei dire agli insegnanti della scuola superiore che dovrebbero consentire a un numero maggiore di ragazzi con deficit cognitivo, di conseguire il diploma, che rappresenta l’unico strumento indispensabile per affrontare il percorso universitario. Io ho dimostrato di potercela fare e come me potrebbero farcela tanti altri ragazzi se troveranno chi crederà in loro e sosterrà il loro cammino. L’università di Macerata è molto attenta ad accompagnare i ragazzi, specialmente quelli con qualche fragilità. Questo è un aspetto importante perché sentirsi accolti, sapere che ci sono professori che credono in noi rappresenta la base per poter andare avanti”.
“Il successo di Margherita è il successo di un Ateneo che crede in tutti i giovani e sa supportare con competente sensibilità i loro percorsi. Abbiamo un ottimo servizio di tutoraggio – ribadisce Salis – una classe docente disponibile e attenta alla formazione dell’uomo e del cittadino, nel rispetto di ogni differenza e diversità”.