La devozione a Maria nella Diocesi di Macerata è il tema delle opere della mostra “Ma-Donna” esposte nella Basilica e Museo “Mater Misericordiae” fino al prossimo 23 aprile 2023. Iniziativa realizzata all’interno del calendario delle celebrazioni per il 70° anniversario di Macerata Civitas Mariae. Fin dalle sue origini la comunità maceratese si è affidata alla protezione materna della Vergine, invocandola nelle difficoltà quotidiane come “Regina delle Grazie” e “Madre della Misericordia”. Il centro della devozione è proprio il Santuario mariano a Lei dedicato, all’interno del quale sono dislocate le opere raccolte dai curatori della mostra Denise Tanoni e Ivano Palmucci, incentrate su diverse sezioni, “Macerata Civitas Mariae”, “La devozione Mariana nella Diocesi”, “Le confraternite”, gli “Ex voto” e la “Devozione alla Madonna di Loreto”.
«In questo tempo in cui stiamo uscendo dalla pandemia, iniziamo a rimettere all’attenzione della città le bellezze, le tradizioni e i contenuti di fede – ha spiegato durante l’inaugurazione il vescovo di Macerata, mons. Nazzareno Marconi –, in questa che è una città universitaria, è importante proporre la fede come “pensiero”. Macerata è la città del pensiero, della riflessione, ma può essere anche Civitas Mariae perché il pensiero della fede non è lontano o superato, ma può dare grandi stimoli all’uomo di oggi. La civiltà cristiana ha saputo valorizzare la donna e credo sia importante continuare su questa linea».
Denise Tanoni ha spiegato come nella mostra “Ma-Donna”si sia cercato di rappresentare la devozione di Maria di tutta la Diocesi a partire dalla ricorrenza del 70° anniversario di Macerata Civitas Mariae. Esposta anche l’immagine che fu ricollocata il 2 settembre 1945 sulla facciata del Palazzo Comunale e vi rimase fino al 28 luglio 1959, quando fu sostituita dall’attuale mosaico: «È la prima volta che la devozione di Maria è rappresentata attraverso le opere di tutto il territorio – ha affermato –; le opere sono state scelte anche in base al luogo, iniziando da quelle restaurate con il contributo dell’8×1000 o contenute nei depositi delle chiese danneggiate dal sisma del 2016. Dipinti e pale d’altare come quella di Santa Maria della Porta si possono oggi rivedere dopo anni – ha evidenziato la co-curatrice –, così come piccole immagini di devozione privata, trovate nelle nicchie delle chiese o nelle canoniche, sono esposte grazie alle comunità di provenienza che hanno acconsentito al prestito per questa mostra». Tra le opere, Ivano Palmucci ha inoltre sottolineato il bassorilievo del Bell’Amore: «Un’opera custodita nella chiesa di San Girolamo a Treia e da sei anni inaccessibile allo sguardo dei fedeli a causa del terremoto – ha aggiunto –; la mostra è stata l’occasione per raccogliere nel museo diocesano tutte queste opere a carattere devozionale che si possono riscoprire e che sono legate al territorio di tutta la Diocesi».
Per prenotare la visita alla mostra scrivere a: beni@diocesimacerata.it