Assieme a tanti maceratesi che lo hanno già fatto sia con lo scritto che di persona e anche a nome dell’intera Chiesa diocesana, desidero ringraziare di cuore il questore Antonio Pignataro: per il suo impegno a difesa di quel bene così prezioso che è la salute e l’educazione delle giovani generazioni.
Come ebbi modo di dire, nella mia Lettera aperta del 14 maggio 2019, il nostro Questore ha meritato il convinto sostegno e la stima di tanti nella sua lotta contro la droga e la mentalità che ne facilita il consumo tra i giovani.
Il suo lavoro in questi anni ha prodotto oggettivi ed apprezzabili risultati in questo campo; già altri hanno elencato dei fatti che chi vive nel Maceratese ben conosce e può confermare.
L’impegno per il bene comune non è una corsa breve, ma una maratona, anzi preferisco definirla una staffetta. Il questore Pignataro ha corso per noi e con noi una frazione che a molti sembra oggi troppo breve.
Grazie a lui ed ai suoi uomini, che lo hanno coadiuvato e sostenuto, Macerata è oggi in vantaggio nella corsa contro i mercanti di morte e i cattivi maestri dei giovani.
Il suo trasferimento, del quale sono anche personalmente dispiaciuto, invita tutta la cittadinanza maceratese a una maggiore responsabilità perché il vantaggio conseguito non venga eroso.
Saluto il nuovo Questore invitandolo a non lasciar cadere il testimone di chi lo ha preceduto in questo impegno di servizio alla città.
Non è molto episcopale citare Voltaire, ma una sua frase mi piace: «Il tempo è galantuomo, rimette a posto tutte le cose»; che è poi la versione laica di quella visione credente della vita che il manzoniano fra Cristoforo enuncia così: «Dio ha i suoi fini, e al termine delle cose si vede la sua mano». Perciò saluto il carissimo questore Piagnataro dandoci appuntamento: ogni volta che tornerà in città, troverà aperte tante porte amiche.
+ Nazzareno, vescovo