Carissimi fratelli,
la festa della Mater Misericordiae mi permette di ricordare con voi un momento di particolare commozione e fede che abbiamo vissuto il 10 aprile, la sera del Venerdì Santo. L’epidemia segnava allora più di 4.000 contagi al giorno in Italia e quasi tutti con sintomi seri. C’erano i primi segni di un calo nei contagi, ma ben pochi erano quelli che avrebbero azzardato una previsione buona. Da allora la situazione ha continuato a migliorare.
Non ne siamo fuori, sia ben chiaro a tutti, ma guardiamo al futuro con prudenza e speranza.
Siamo tornati a lavorare, a celebrare, anche a vivere momenti di serenità e di festa, sempre con responsabilità e prudenza. Camminiamo verso la riapertura delle scuole e la possibilità di una cura e di un vaccino non è più una lontanissima speranza. L’intenzione di preghiera di quel giorno fu: «Vogliamo chiedere per l’intercessione della Madonna della Misericordia, che da sempre protegge la nostra città a lei dedicata, di abbreviare questo tempo di passione perché giunga anche per la nostra società civile il giorno della piena risurrezione». Ognuno è libero di leggere la storia come vuole, ma permettete che possa indicare a chi crede che quella preghiera è stata esaudita. Così come Dio esaudisce sempre le nostre preghiere: non risolvendo i problemi mentre restiamo con le mani mano, ma illuminando le menti, dando forza alle braccia, sostenendo la speranza nei cuori, rafforzando l’unità degli uomini di buona volontà, perché con l’aiuto di Dio e l’impegno degli uomini si trovi soluzione ai problemi che affliggono l’umanità.
+ Nazzareno, vescovo