Sabato 5 settembre, dalle ore 15:00 alle ore 19:00, presso l’Istituto Salesiano di Macerata l’Azione Cattolica, dopo l’inevitabile rinvio lo scorso marzo a causa dell’emergenza sanitaria per l’epidemia di Covid-19, celebra la propria XVII assemblea diocesana, in cui si eleggono i rappresentanti del triennio 2020-2023, chiamati poi a partecipare alla successiva assemblea elettiva nazionale. Sarà occasione per riflettere, anche con il contributo del vescovo mons. Nazzareno Marconi, sul significato più profondo dell’abitare come capacità di rendere luogo accogliente, dimora ospitale, la città dell’uomo – ‘Oggi mi devo fermare a casa tua’, lo slogan – che è anche la ‘sfida’ lanciata da papa Francesco nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ per un’Azione Cattolica – e tutta la Chiesa – ‘in uscita’. L’appuntamento vuole anche essere un’opportunità per l’associazione di fare della misericordia ancora più lo stile delle relazioni, ecclesiali e sociali, rendendo attuali le parole del compianto presidente Vittorio Bachelet, di cui abbiamo da poco ricordato i 40 anni dall’assassinio per mano delle Brigate Rosse: “Lo Spirito di servizio… è una delle scelte non forse dichiarate, ma profonde, dell’Azione Cattolica di sempre”.
Durante l’assemblea i delegati delle diverse associazioni parrocchiali saranno invitati a gettare le basi del cammino associativo diocesano per i prossimi anni, aiutati dagli interventi di tre testimoni che svilupperanno una comune riflessione a partire da tre diversi simboli dell’ospitalità mediterranea: il caffè, il pane e il vino. Icone apparentemente banali e non raffinate, ma elementi essenziali a definire il gusto ed il sapore di un pasto. Senza la loro presenza, la tavola non avrebbe il profumo del farsi prossimi e del prendersi cura dell’ospite, al banchetto mancherebbe il sapore della festa, ai commensali verrebbe meno l’allegria della condivisione e dello stare insieme. Farsi prossimo, prendersi cura, condividere, tutti verbi declinati puntualmente dal Concilio Vaticano II come piste di lavoro per la Chiesa del XXI secolo.
Non a caso nella bozza del documento preparatorio ‘Ho un popolo numeroso in questa città’ (tratto da un passo degli Atti degli Apostoli) redatto in vista della prossima assemblea nazionale, l’associazione vuole sottolineare il valore dell’essere comunità come indispensabile fondamento per la città: “Siamo chiamati a vivere il tempo della prossimità come antidoto alla ‘globalizzazione dell’indifferenza’, come ci ricorda il papa. Farsi prossimi all’altro per ascoltare i problemi ed i bisogni, le attese e le speranze di chi come noi vive la quotidianità della vita. Farsi prossimi per accogliersi e condividere un tratto di strada insieme, come ‘fratelli in umanità’, al di là di ogni appartenenza, fede, cultura, perché l’essere uomini ci accomuna. Farsi prossimi è il passo necessario per essere comunità; per aiutare le persone a stare dentro le fatiche del vivere, che spesso generano situazioni di solitudine e smarrimento”.