Liquidità per meno di tre mesi. E’ la drammatica situazione nella quale si trovano due piccole imprese marchigiane su tre. Vuol dire che non riusciranno a salvarsi se l’aiuto dello Stato, attraverso le banche e i Confidi, non arriverà nelle loro tasche entro fine maggio. La situazione più difficile la affrontano le imprese edili, che hanno liquidità per 2,4 mesi mentre le imprese manifatturiere hanno un’autonomia di 2,5 mesi, e gli alberghi e ristoranti arrivano a 2,7 mesi di liquidità. Con la produzione crollata di quasi il 20 per cento nel solo mese di marzo, si profila uno tsunami sul sistema produttivo marchigiano.
“Le avvisaglie della tempesta in arrivo” afferma il segretario Cna Marche Otello Gregorini “si sono avute con i dati del primo trimestre dell’anno. Alla fine di marzo le imprese marchigiane erano diminuite di 1.621 unità, rispetto al 31 dicembre del 2019. In tre mesi hanno cessato l’attività 4.054 imprese, a fronte di 2.433 nuove aperture. In un anno, tra marzo 2019 e marzo 2020, il sistema produttivo marchigiano ha perso 2.189 aziende. Per evitare un vero e proprio tracollo della nostra economia sono necessari e urgenti interventi di ristoro e indennizzo a fondo perduto a favore delle imprese più piccole per far fronte ai mancati ricavi nel periodo di chiusura e sostenere i numerosi e onerosi costi fissi, a cominciare dagli affitti.
La diminuzione del numero di imprese attive tra gennaio e marzo è stata particolarmente intensa nel commercio (-1.073 imprese) e nell’ agricoltura (-694) ma non ha risparmiato manifatture (-301) e costruzioni (328). Anche nei trasporti (-77) e nei servizi di alloggio e ristorazione (-26) la tendenza alla diminuzione delle imprese si fa sentire.  Occorre, d’altra parte, sottolineare che prosegue la tendenza opposta all’aumento del numero di imprese attive per alcuni settori del terziario, tra cui soprattutto attività immobiliari (+107), attività professionali e di consulenza (+88), servizi di supporto alle imprese (+100), attività artistiche e sportive (+39). Nel manifatturiero le perdite si concentrano nel sistema moda (tessile abbigliamento e calzature) ma non risparmiano le attività della meccanica.

Sul territorio, il calo più consistente si è avuto nella provincia di Macerata (-530) seguita da Ancona (-420) e Pesaro Urbino (-359). Più limitato il saldo negativo ad Ascoli Piceno (-171) e Fermo (-141).

Nel primo trimestre 2020 a crescere, ancora una volta, sono soltanto le società di capitali dove le iscrizioni di nuove imprese (595) superano di poco il numero delle cessazioni (566) mentre continuano a prevalere le chiusure tra le imprese individuali e le società di persone. Una tendenza che si ripete da alcuni anni e che sta portando il sistema produttivo marchigiano ad una lenta ma costante trasformazione: dalle imprese familiari alle giovani aziende innovative del terziario avanzato e di impresa 4.0 Il saldo negativo tra imprese cessate e nuove imprese che si è registrato nel primo  trimestre 2020 è il più elevato degli ultimi 5 anni .