Un raptus. Legato al diniego di Pamela di avere un rapporto sessuale con lui. E’ questa la pista che il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, seguirà nei confronti di Innocent Oseghale, già in carcere per l’omicidio di Pamela Mastropietro, avvenuto lo scorso 30 gennaio, in un appartamento di via Spalato a Macerata. L’ipotesi del gip invece, si basa su un malore accusato dalla ragazza.
In una conferenza stampa fiume, Giovanni Giorgio ha ripercorso tutte le tappe delle lunghe e laboriose indagini su un caso che ha scosso la città e non solo. Intercettazioni difficili da decifrare, responsi del Ris e dei medici legali, interrogatori nei quali peraltro Oseghale non ha mai ammesso nè l’omicidio nè la violenza sessuale. Secondo la ricostruzione del procuratore capo, il 30 gennaio Pamela si è recata in casa di Oseghale, in via Spalato. All’inizio i rapporti erano cordiali, infatti dopo avere acquistato del cibo insieme lo hanno consumato in casa, hanno anche fumato una sigaretta.  Poi, l’assunzione di sostanze stupefacenti e la violenza sessuale di Oseghale nei confronti della giovane, le successive coltellate mortali e il sezionamento del corpo (asportata la vagina che comunque è stata trovata e lavato tutto il corpo con la candeggina). Sul ruolo degli altri due nigeriani coinvolti, Awelima e Lucky, il procuratore sostiene che tra i tre c’era di sicuro un rapporto sodale, stante le innumerevoli chiamate che si sono scambiati quel giorno. Pamela è morta in un arco temporale tra le 12 e le 18 del 30 gennaio 2018. “Valuteremo se fare appello al Tribunale”, ha aggiunto Giovanni Giorgio.