Il procuratore capo, Giovanni Giorgio, torna con un nuovo comunicato, a parlare delle indagini sulla tragica morte di Pamela Mastropierto e precisa che “non possono ritenersi affatto concluse”. “Siamo in attesa di conoscere l’esito dei numerosi accertamenti di laboratorio effettuati ed ancora da effettuare nei prossimi giorni, da parte del Ris dei carabinieri di Roma in relazione alle impronte rilevate ed ai prelievi biologici acquisiti all’interno dell’abitaione dove ragionevolmente si sono svolti i fatti per cui si procede, nella disponibilità dell’indagato Oseghale, attualmente sottoposto a misura carceraria; alla comparazione dei dati acquisiti e da acquisire ancora nei prossimi giorni con i profili dattiloscopici e biologici di tutti gli indagati. Si attendono inoltre le risultanze definitive delle indagini in corso dei medici legali  e del tossocologo e degòli esperti di telefonia ed informatica. Saranno sentiti anche altri testimoni”.
Il procuratore capo aggiunge che in base ai dati captati dagli esperti  sulle celle telefoniche, nella giornata del 30 gennaio scorso risulta che il terzo nigeriano fermato, di cui si conosceva solo il nomignolo con cui veniva chiamato dagli altri indagati, era presente nell’appartamento di via Spalato dove si sarebbe consumato l’omicidio e il sezionamento di Pamela, oltre ad avere avuto durante la giornata diversi collegamenti telefonici con gli altri indagati. Altri cittadini nigeriani risultati coinvolti nella vicenda sono stati sentiti nell’ambito delle attività investigative che vanno avanti di giorno e di notte. “Non è intenzione dei questo ufficio  -conclude Giovanni Giorgio – seguire o acconsentire di fatto a procedure di giustizia sommaria, più che mai in una vicenda così delicata”.