Il mistero del dolore innocente e la ricerca di fede come ricerca artistica. E’ il parallelo tracciato durante l’incontro “Da Burri a Giobbe”, dal vescovo di Macerata, mons. Nazzareno Marconi. Una lezione sui generis quella che il presule ha tenuto oggi all’Accademia di Belle Arti di Macerata, quasi una performance audio visiva: le parole del vescovo si sono intrecciate con le immagini delle opere di Burri, proiettate alle sue spalle in un gremito auditorium Svoboda, e alle letture di Piergiorgio Pietroni tratte dal Libro di Giobbe. Un testo controverso di cui il vescovo propone una lettura trasversale e, dell’ultima riga, una traduzione alternativa: «Io ti conoscevo per sentito dire ma ora i miei occhi ti vedono, perciò detesto la polvere e la cenere ma ne sono consolato». Una traduzione del testo ebraico che restituisce la contraddizione del mondo per come viene raccontato nella Bibbia e rappresentato dall’arte povera di Burri, abitato dal male ma saturo della presenza di Dio, che, dice il vescovo «è bellezza. Sull’ardito del dramma, la trama dell’arte e dell’armonia». Giobbe, Burri ma anche il mondo contemporaneo. Marconi in chiusura ricorda «ciò che resta dopo è il silenzio», citando apertamente il noto brano di Simon & Garfunkel, “The sound of silence”. Standing ovation finale sulle note della canzone citata da Marconi e grande emozione per quello che il presidente di Abamc, Evio Hermas Ercoli, ha definito «uno dei contributi più importanti che abbiamo avuto in Accademia. Emozionante e coinvolgente». Entusiasta anche la direttrice di Abamc Paola Taddei: «Una congiuntura perfetta tra Burri e il testo sacro resa ancora più speciale dalle immagini e dalla musica».